Il sentiment degli imprenditori locali: il report 2024 della Cassa Rurale

L'analisi: ecco il focus della CRVT sulle imprese della Bassa Valsugana, Tesino e vicino Veneto

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Ringraziamo la Redazione de Il Cinque per aver realizzato questa intervista.

 

Tra marzo e aprile 2024 l’Ufficio Corporate e Crediti Speciali della Cassa Rurale Valsugana e Tesino ha selezionato, fra i propri clienti, 209 aziende a cui sottoporre un questionario, strutturato in 16 domande, con l’obiettivo di conoscere l’andamento del 2023, le sensazioni degli imprenditori sul 2024 e sulle tematiche ESG. 

 

«Si tratta di un report – ci spiega Loris Baldi, Responsabile Area Crediti di CRVT – che realizziamo ormai dal 2018 non solo al fine di raccogliere dei dati di analisi indubbiamente interessanti, ma soprattutto per tastare il polso dell'imprenditoria locale, percepire quale sia il clima, il sentiment degli imprenditori che operano nei territori di riferimento della nostra Cassa Rurale, ovvero la Bassa Valsugana, il Tesino nonché il vicino Veneto nelle aree del Feltrino e del Bassanese». 

 

LE AZIENDE SELEZIONATE
Non a caso le aziende interpellate per rispondere al questionario hanno sede operativa nel 59% dei casi in Trentino e per il rimanente 41% in Veneto, più dettagliatamente 26% in provincia di Vicenza e 14 % in provincia di Belluno.

 

«Tali aziende – specifica Loris Baldi – sono state selezionate ripartendole per fatturato (da meno di un milione fino a oltre 10 milioni), numero di dipendenti (da meno di dieci persone fino a oltre 50 persone) e settore di appartenenza: manifatturiero (29%), edilizia (19%), commercio (17%), servizi (10%), trasformazione legno (9%), agricoltura (4%), agroalimentare (4%), trasporti (4%) e ricettivo (3%). Le aziende che hanno risposto al questionario occupano in totale circa 7 mila dipendenti e hanno accordati complessivi presso la Cassa Rurale Valsugana e Tesino pari a circa 194 milioni di euro (pari a circa il 50% del totale accordato delle aziende presso la Cassa)».

 


UNA RACCOLTA DATI DE VISU
Una delle tante peculiarità di questa indagine – sottolinea Baldi – è che «il questionario non è stato somministrato via mail, bensì con un contatto diretto da parte dei nostri colleghi che seguono le imprese, andando di azienda in azienda a raccogliere dalla viva voce degli imprenditori dati e opinioni. Un tipo di approccio particolarmente apprezzato dagli intervistati poiché poter parlare della propria impresa fa sempre piacere a chi ha deciso di investire sul territorio». 

 

IL 2023? PER IL 95% UN ANNO POSITIVO
Analizzando le risposte al questionario, il primo dato che emerge è come per il 95% del campione il 2023 sia stato un anno generalmente molto positivo (32%) o almeno moderatamente positivo (63%). Solo il 5% ha ritenuto il 2023 un anno "piuttosto negativo", mentre nessun imprenditore lo ha definito come “molto negativo”.
I settori nei quali si riscontrano giudizi negativi sull’anno 2023 sono l’agricoltura (29%), e, in misura molto marginale, nell’edilizia, manifatturiero e servizi (7%). 

 

In tutti gli altri settori il 100% degli imprenditori dà un giudizio complessivamente positivo all’esercizio 2023.
«Se consideriamo che ogni giorno siamo bombardati da notizie che, sia a carattere nazionale sia internazionale, non inducono certo all'ottimismo – osserva Baldi –questo dato così positivo potrebbe un po' sorprendere, anche se non più di tanto. Dopo la pandemia del 2020, infatti, siamo ormai abituati a registrare un sentiment molto positivo da parte dei nostri imprenditori, la cui maggior preoccupazione, almeno per il momento, sembra essere quella della mancanza di personale». 

 

 FATTURATI: PER IL 79% IN CRESCITA O STABILI
Un cauto ottimismo comprovato anche dall'andamento dei fatturati che risultano in diminuzione solo per il 21% del campione, mentre per il restante 79% sono in crescita o stabili. Tutte le imprese del settore ricettivo e dei trasporti dichiarano un aumento del fatturato, mentre i settori dove si riscontra un maggior calo dei ricavi sono i servizi e la filiera del legno.

 

Tuttavia non è tutto oro quel che luccica: nel 2023, infatti, si è assistito anche ad una crescita dell’inflazione che ha aumentato il valore del fatturato, per effetto dell’aumento generalizzato del livello dei prezzi.  

 

LA MARGINALITÀ: PER L'83% IN AUMENTO O STABILE
Per quanto riguarda la marginalità, cioè i guadagni in proporzione al numero di beni e servizi venduti, meno della metà (43%) delle aziende intervistate dichiara di aver registrato un aumento, per il 40% è rimasta stabile, mentre il 17% indica che le performance sono diminuite. 
I settori con le migliori performance risultano essere quello ricettivo e l’agroalimentare, con il 100% delle imprese che dichiara di non aver riscontrato cali di marginalità. 

 

Invece le imprese che dichiarano di avere maggiore difficoltà a mantenere i margini riscontrati nel 2022 sono quelle appartenenti alla filiera del legno (50% calo di marginalità), seguite dalle aziende dei trasporti (33%) e dalle aziende agricole (29%). Infine si riscontra una certa stabilità sulla marginalità delle aziende commerciali (59%). 

 

DIPENDENTI: PER IL 92%  STABILE O IN AUMENTO
Sul fronte dei dipendenti le aziende interpellate dichiarano per la maggior parte di essere rimaste stabili (63%) rispetto al 2022,  mentre il 29% indica addirittura di aver aumentato la forza lavoro. In linea generale il personale è rimasto invariato per tutti i settori, ad eccezione dei trasporti dove il 67% delle aziende selezionate ha dichiarato di aver incrementato i propri dipendenti. 
Solo per l'8% del campione il personale è diminuito nell'ultimo anno. I settori più colpiti dalla diminuzione del personale sono stati l'edilizia (17%), i servizi (13%) e il manifatturiero (11%). Più contenuto il calo nel commercio (4%).

 

È necessario sottolineare che nella maggior parte dei casi le aziende che hanno intenzione di incrementare il proprio organico non riescono a reperire personale qualificato sia per ragioni legate all’andamento demografico sia per la difficoltà di trovare personale specializzato.

 

IL 2024: PER L'89% POSITIVO O MODERATAMENTE POSITIVO
Spostando il focus dal 2023 alla previsioni per questo 2024, l’89% degli imprenditori intervistati ritiene che l’anno in corso sarà, nel complesso, almeno moderatamente positivo. Solo l’11% ha delle sensazioni meno ottimistiche prefigurandosi un 2024 "piuttosto negativo", ma comunque nessuno ritiene che sarà un anno “molto negativo”.

 

Gli imprenditori che guardano ai prossimi mesi con ottimismo appartengono al settore ricettivo e dei trasporti con uno 0% di risposte “pessimistiche”.
Invece le aziende che palesano aspettative meno rosee per questo 2024 appartengono al settore agroalimentare (29% ha risposto “piuttosto negativo”) e al settore della trasformazione del legno (21% ha risposto “piuttosto negativo).

 

PREVISIONE FATTURATI 2024: 83% STABILE O IN AUMENTO
In merito alle previsioni sui fatturati di quest'anno quasi la metà delle aziende (49%) dichiara che rimarrà stabile rispetto al 2023, il 34% prevede un aumento dei ricavi, mentre il restante 17% ne indica una diminuzione. 

 

In linea generale si prevede una certa stabilità sul fatturato 2024 rispetto al 2023.
Tuttavia, il 43% delle aziende della trasformazione del legno ritiene che i ricavi nel 2024 caleranno e, in ragione della fine del superbonus, una diminuzione è prevista anche per il 27% delle aziende edili. 

 

MARGINALITÀ 2024: PER L'87% STABILE O IN AUMENTO
In merito alle previsioni sulla marginalità, la maggior parte degli imprenditori ritiene che vi sarà una stabilità con il 2023, il 29% stima una crescita, mentre il 13% crede ci sarà un calo delle performance. 
Come nell'analisi sul fatturato, si nota che il settore con le previsioni peggiori è quello legato alla trasformazione del legno: nessuna azienda, infatti, prevede di incrementare la marginalità e addirittura il 57% ne prevede un calo. 


I settori che dai questionari hanno fatto trapelare le aspettative migliori (in termini di marginalità) sono: agricoltura, agroalimentare e trasporti. Nessun imprenditore appartenete a questi settori prevede un calo di marginalità nel 2024. 

 

PERSONALE NEL 2024: PER L'89% STABILE O IN AUMENTO
Per quanto concerne il personale,  la maggior parte degli imprenditori (61%) prevede di mantenere invariato il proprio organico (in ragione anche della difficoltà a reperire personale) e solo il 28% pensa di aumentare la forza lavoro, mentre l'11% ritiene addirittura di diminuirlo. Non ci sono particolari scostamenti tra i settori produttivi per quanto riguarda il personale nel 2024. Da puntualizzare che tutte le aziende del settore ricettivo hanno dichiarato che non prevedono incrementi del personale.

 

ESG: SCONOSCIUTE MA NON TROPPO
Uno dei temi su cui negli ultimi anni la Cassa Rurale Valsugana e Tesino ha investito molto è senz'altro quello delle ESG, ovvero il rating di sostenibilità che esprime l'impatto ambientale, sociale e di governance di una impresa o di una organizzazione che opera sul mercato. 

 

«Quello dell'ESG – spiega Loris Baldi – è un tema che ci sta particolarmente a cuore e su cui vorremmo portare tutte le aziende a riflettere, perché nel prossimo futuro riguarderà, volenti o nolenti, proprio tutti. Fino a prima della pandemia il discorso ESG risultava piuttosto marginale, ma ora è proprio il mercato a spingere in questa direzione e le aziende dovranno per forza adeguarsi». 

 

ANCORA TANTA STRADA DA  FARE MA...
Che su questo punto vi sia ancora molta strada da fare è emerso pure dal questionario poiché, sebbene oltre la metà delle aziende interpellate (51%) abbia dichiarato di aver già intrapreso in passato iniziative a tema ESG, il 23% degli imprenditori asserisce che "è un aspetto che per ora non mi coinvolge", mentre il restante 26% dichiara che al momento non ha attivato alcuna iniziativa ESG ma, nel breve periodo, prevede di intraprendere delle attività in tal senso. 

 

 ESG: PER FORZA MA ANCHE PER LIBERA SCELTA
Le ragioni per le quali le aziende perseguono le iniziative ESG sono differenti e non c’è una motivazione che prevalga nettamente sulle altre. 

 

 Certo, il 34% la vive come una scelta imposta al fine di adeguarsi alle normative nazionali ed europee, ma per la maggioranza del campione (66%) le ESG rappresentano un'occasione da cogliere e un valore aggiunto: "perché la sostenibilità rappresenta un valore portante per l'azienda" afferma il 29% degli imprenditori, per "accrescere l'attrattività o l'immagine dell'azienda" dichiara il 21%, o per "ritorni in termini di produttività (maggiore efficienza) dell'azienda" dice il rimanente 17%. 

 

Per quanto concerne gli ambiti in cui si prevedono dei miglioramenti significativi, quelli più gettonati dagli imprenditori sono il sociale (37%) e l’ambientale (35%); meno sentito, invece, il tema della governance aziendale (11%). Le aziende che non prevedono alcun miglioramento sono il 18%. 

 

L'IMPEGNO DELLA CRVT SUL TEMA DELLE ESG
«Da tutti questi dati – afferma Loris Baldi –si intuisce che per quanto riguarda le ESG circa la metà delle aziende sembrano essere  già pronte ad affrontare l’evoluzione normativa e sociale, ma si tratta soprattutto di  imprese  di media/grande dimensione che hanno intrapreso delle “azioni ESG” in quanto valori portanti per l’azienda, ma anche con l’obiettivo di migliorare l’immagine e l’efficienza economica.
Le imprese meno strutturate sembrano invece voler delegare il tema ESG ad eventuali obblighi normativi.  Nel questionario – prosegue Baldi – è stata posta anche una domanda per sapere se le aziende siano interessate a conoscere il proprio rating ESG attraverso un apposito software. Sorprendentemente hanno prevalso i "No", ma il dato presenta molteplici spiegazioni. Da un lato ci sono aziende dimensionate che utilizzano già un software per testare il proprio grado ESG, d’altra parte si riscontrano realtà di piccole/medie dimensioni che al momento non sentono prioritario il tema ESG. Dal canto nostro, come Cassa Rurale, stiamo predisponendo un portale per consentire alle aziende che lo desiderano di effettuare una autodiagnosi al fine di scoprire come si posizionano rispetto ai criteri  ESG, uno strumento che nel tempo diventerà sempre più utile anche per quegli imprenditori che, al momento del questionario, non ne hanno ravvisato la necessità».  

 

L'OBBLIGO DI ASSICURAZIONE CONTRO LE CALAMITÀ
Un'altra domanda del questionario era volta a scoprire se gli imprenditori fossero già assicurati contro i danni cagionati da “calamità naturali ed eventi catastrofali”. 
«Il motivo di tale richiesta –spiega Loris Baldi – è insito nella nuova normativa prevista dalla Legge di Bilancio 2024, con cui è stato introdotto l’obbligo per le imprese di assicurarsi contro eventi catastrofali entro il 31 dicembre 2024».

 

A tale quesito il 79% delle aziende selezionate dichiara di avere una copertura assicurativa per quanto riguarda le calamità catastrofali. 
Agli imprenditori non coperti da assicurazione, il restante 21% del campione, è stato quindi chiesto se fossero a conoscenza dell’obbligo di stipula di un’assicurazione contro i danni cagionati da “calamità naturali ed eventi catastrofali” entro la fine dell'anno. 

 

Il 48% ha dichiarato di essere a conoscenza di tale obbligo normativo, mentre il 52% ha affermato di essere all'oscuro di detta novità legislativa. 

 

LE QUESTIONI DEMOGRAFICHE: UNA DOPPIA LETTURA
«Un altro tema su cui abbiamo ritenuto di dover focalizzare l'attenzione – continua Loris Baldi – è quello del calo demografico e dell'invecchiamento della popolazione, un problema che peraltro era già stato al centro di dettagliate analisi in occasione del Report "Confluenze territoriali"  realizzato dalla CRVT nell'autunno scorso».

 

A tale proposito le aziende interpellate affermano che per far fronte alle dinamiche demografiche prevedono di "reperire personale da altre zone" (50%), cercare "sinergie e collaborazioni con altre imprese" (21%), di "aumentare il grado di automatizzazione" (14%), oppure, quale extrema ratio di "ridurre il personale" (9%). 
Ben il 30% degli imprenditori interpellati, tuttavia, dichiara che le dinamiche demografiche non rappresentano un problema per la propria azienda.

 

«Analizzando il territorio in cui operano le aziende che non ritengono la questione demografica un problema – osserva Loris Baldi – ci siamo accorti che di queste 38 aziende, ben 20 hanno sede nel bassanese. Probabilmente quest’area risente meno del problema demografico rispetto alle altre zone di operatività della Cassa Rurale,  perché una grande e ricca città come Bassano del Grappa offre senz'altro una maggiore attrattività rispetto a centri più piccoli e periferici. Così analizzando il dato al netto delle aziende settorizzate sulla filiale di Pove, il numero di imprese che non ritiene il tema demografico un problema scende dal 30% al 14%, mentre considerando solo il territorio della filiale di Pove del Grappa la percentuale di chi non ritiene la questione demografica un problema sale addirittura al 67%».  

 

OPERATIVITÀ DELLE AZIENDE: ECCO GLI OSTACOLI
A tutti gli imprenditori del campione, infine, è stato chiesto, in una scala da 1 a 5, quali siano gli aspetti che ostacolano maggiormente l'operatività delle loro aziende. 
L'ostacolo maggiore, con una media di 4,03, è stato individuato nel reperimento del personale, seguito dalla pressione fiscale (3,81) dalla burocrazia e costo del lavoro (3,6) e dall'aumento del costo delle materie prime (3,45). 

 

Ad ostacolare meno gli imprenditori in questo periodo è la gestione del contenzioso e l’accesso al credito, entrambi con valori medi inferiori a 2.
Analizzando il peso di questi ostacoli all'operatività in base al settore d'attività, l’aspetto maggiormente sentito, il reperimento del personale, si riscontra pressoché in tutti i comparti.  
La pressione fiscale sembra ostacolare maggiormente le attività ricettive e l’edilizia, ma in genere è un problema per tutti i settori, eccetto l’agricoltura. 

 

La gestione del contenzioso e l’accesso al credito, invece, non sono aspetti che ostacolano in questo momento le imprese intervistate.  
La burocrazia sembra essere più pesante nel settore agroalimentare, nel settore edile ed in quello della trasformazione del legno. 

 

Il costo del lavoro è considerato un peso per tutti i settori con un punteggio medio superiore a 3. 
L’aumento del costo delle materie prime è particolarmente sentito dal settore ricettivo (per materie prime in questo caso si intendono i costi legati all’energia) e dal settore dei trasporti con i costi legati al carburante. Per gli altri settori il problema del costo delle materie prime sembra essere rientrato rispetto al passato. 

 

CONCLUSIONI E PROSPETTIVE 
«In conclusione – afferma Loris Baldi – le aziende operanti nei nostri territori negli anni post-Covid (nonostante le tensioni internazionali) hanno visto generalmente risultati positivi in un po’ tutti i comparti, con crescita dei fatturati e stabilità di margini economici. Per il 2024 le aspettative sono moderatamente positive, anche se sembra possa essere un anno più di “mantenimento dei risultati” che di crescita. Resta la preoccupazione sul fronte del reperimento del personale, problematica che nei prossimi anni potrebbe accentuarsi per effetto dell’andamento demografico, anche se le aziende sembrano pronte – e questa rappresenta una bella notizia – a lavorare in sinergia tra loro per cercare di affrontare una tematica che, inevitabilmente, renderà necessario il reperimento di forza lavoro da altre zone. Perché continuare a focalizzare l'attenzione sul problema anziché sulle possibili soluzioni non porterà mai a niente di positivo. Come diceva Confucio: "O porti almeno una soluzione, o anche tu sei parte del problema". E la Cassa Rurale Valsugana e Tesino, come sempre, è pronta a fare la propria parte per individuare le soluzioni con una visione d’insieme tra imprese, enti ed istituzioni, in un’ottica di sviluppo compatibile con le strategie ESG».