La mostra “Il Minico – Gli anni ’50 e ’60 a Roncegno raccontati dall’obiettivo di Domenico Frainer”
Inaugurazione: martedì 24 ottobre alle ore 20.30 a Casa Raphael - Salone delle Feste Piazza Achille De Giovanni, 4 38050 Roncegno Terme (Trento)
La mostra proseguirà poi fino al 29 ottobre 2023, con i seguenti orari:
da mercoledì a venerdì: 10.00-12.00 / 15.00-18.00
sabato e domenica: 10.00-18.00
Progetto selezionato nell’ambito del “Bando Progetti Sociali 2002” della Fondazione Valtes e dalla stessa finanziato, è stato riconosciuto meritevole non solo per l'importanza della valorizzazione della memoria e del recupero di un fondo fotografico di indubbio valore, ma anche per la capacità di mettere in dialogo generazioni diverse, in un racconto che fa la storia di una comunità.
La proposta di questa iniziativa nasce dalla volontà di conoscere e valorizzare il patrimonio fotografico di Domenico Frainer, storico fotografo del paese di Roncegno, che attraverso il racconto fotografico è stato testimone del territorio e della vita di generazioni di paesani.
Ecco il comunicato stampa dell'evento:
“Il Minico – Gli anni ’50 e ’60 a Roncegno raccontati dall’obiettivo di Domenico Frainer”
Mostra a cura di: Chiara Moser – Wasabi
Comitato scientifico: Lorenzo Bernardi Chiara Divina Giuliana Gilli
Progetto mostra: Riccardo Cont e Maddalena Graziani – Tahaah
Progetto grafico: Federico Maccabelli
Scansione, digitalizzazione, ritocco e pulizia negativi: Daniele Panato - Panato foto
“Ritrarre nelle città e nelle valli quanto vi ha di interessante per avvenimenti, per edifici importanti, per memorie del paese, o per l’arte o per i costumi, il quale materiale ben raccolto e ben ordinato può valere quanto una storia scritta.”
Giovanni Battista Unterveger
Domenico Frainer, detto il Minico, racconta per oltre trent’anni, dal 1945 al 1980, il territorio di Roncegno Terme.
Il suo obiettivo, come la penna di un sociologo, testimonia la società che lo circonda: una comunità rurale che convive e s’interseca con l’universo delle Terme e dei suoi ospiti, in un dialogo spesso impossibile ma estremamente stimolante.
La mostra si concentra su un ventennio di grande significato: gli anni Cinquanta e Sessanta. Un periodo che ha visto questa comunità, dopo la conclusione di un devastante conflitto, cam- biare intensamente, mentre l’intera Nazione sperimentava la rivoluzione economica e sociale del secondo dopoguerra.
Il progetto
Il progetto nasce dalla necessità di conoscere il fondo fotografico di Domenico Frainer, fo tografo che per oltre trent'anni - dal 1945 al 1980 - racconta come unico testimone il suo territorio.
Un fondo con più di 38.000 tra negativi e lastre fotografiche.
Il fondo è di proprietà privata, conservato e custodito della figlia del fotografo Agnese Frainer che in questi anni ha incoraggiato, spinto e promosso la sua valorizzazione.
I documenti fotografici descrivono una società che è cambiata nel tempo e documentano un mondo ormai scomparso di lavori, botteghe e attività che hanno caratterizzato il territorio lasciandovi un’impronta profonda, come la Calcara di Marter, con la sua produzione di calce che si è protratta per oltre mezzo secolo.
In un territorio che, come molti altri, ha perso ormai la figura dello “storico di paese” detentore della memoria, queste foto rappresentano uno stimolo importante e lo spunto per un confronto e un dialogo tra vecchie e nuove generazioni.
L’esposizione
In mostra è presentata una selezione di 100 scatti, per raccontare le varie anime di Domenico Frainer: fotografo di cronaca e corrispondente per il giornale “l’Adige”, ma allo stesso tempo ritrattista, street photographer e paesaggista.
Saranno a disposizione inoltre delle cartoline intitolate “Riannodiamo i fili della storia”, dove i visitatori saranno invitati ad annotare ricordi e aneddoti legati alle immagini esposte. Questa mostra, infatti, vorrebbe essere un volano per un progetto più ampio di riscoperta di ricordi e valori che permeano lo spirito di questa terra.
Il progetto di allestimento è stato realizzato da giovani architetti con l’intento di valorizzare al meglio le immagini fotografiche e, allo stesso tempo, in grado di inserirsi in modo attuale e rispettoso nell’evocativo contesto del salone delle Feste delle Terme di Roncegno.
Il fondo fotografico
Il fondo di Domenico Frainer è composto da oltre 38.000 tra negativi e lastre fotografiche che coprono prevalentemente un periodo compreso tra il 1945 e il 1980. Una porzione minore del fondo raccoglie lastre fotografiche realizzate durante la Seconda guerra mondiale quando Domenico Frainer, probabilmente da amatore, segue il suo battaglione testimoniando la vita al fronte.
Il fondo è stato inventariato secondo le norme dettate dall’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD).
Biografia di Domenico Frainer
Domenico Frainer, detto “Minico”, nasce a Marter di Roncegno Terme il 18 luglio del 1910 da Domenico Frainer e Angela Debortoli. Settimo di otto figli.
Concluso il servizio militare obbligatorio è richiamato alle armi nel 1939 allo scoppio della Seconda guerra mondiale. È impegnato a combattere sui fronti dell’Albania, della Grecia e, in- fine, della Francia dove, nel 1943, è fatto prigioniero dai tedeschi.
Riesce a scappare dal campo di concentramento grazie a un documento d’identità falso e torna in Italia dove è arruolato nella brigata partigiana la “Pasubiana”.
Nel 1945 ottiene la licenza per esercitare l’arte fotografica nel comune di Roncegno e apre un negozio in piazza Montebello.
Nel gennaio del 1949 sposa Anna Boccher, l’amore di una vita.
Nello stesso anno si trasferisce per lavoro ad Albavilla, in provincia di Como, dove nasce il primo figlio, Gianni.
Qui entra a far parte di un gruppo di speleologi che si dedica alla riscoperta e valorizzazione dell’importante sito chiamato Buco del Piombo, un’imponente grotta naturale nel comune di Erba.
Torna a Roncegno tra il 1951 e il 1952 ed è assunto come bidello della locale scuola elementare. Contemporaneamente lavora come fotografo della zona.
In questo periodo abita con la famiglia nell’appartamento adiacente la scuola, dove allestisce la camera oscura.
Nel 1953 nasce il secondo figlio, Livio, e nel 1961 la terza e ultima figlia, Agnese.
In questi anni lavora come corrispondente del giornale “l’Adige” e come fotografo ufficiale dello stabilimento termale di Roncegno Terme.
Promotore e grande collaboratore di molte associazioni locali, si distingue in particolare nel gruppo Alpini e nell’associazione Combattenti e Reduci di Guerra.
Nel 1972 lascia il lavoro da bidello e gradualmente anche il suo impegno come fotografo. Muore nell’ottobre del 1985 all’età di 75 anni.
“Il vecchio problema: «Fotografia arte o non arte» non preoccupa molto i professionisti, essi cercano e riescono ad elevare il tono del loro lavoro.”